Descrizione
Titolo: 3194 L’alambicco di Walter Delcomune
Che rapporto può esistere tra un testo come il seguente: “Nell’alveo del silenzio / stempera un’attesa / per la notte / nella notte” e un incipit del tipo: “Quando Lowei si svegliò il monitori della cellula habitat esplose…”? Da un richiamo più o meno implicito a Novalis (gli Inni alla notte?), si passa al tentativo di costringere nel linguaggio poetico ciò che per la sua fredda impersonalità tecnologica – la voce elettronica -, la microunità conservativa, i sensori sotitutivi e altro – sembra essergli radicalmente estraneo. La poesia di Walter Delcomune appare lacerata tra il richiamo del sogno – Trasparenze confessate a un vento mattutino levano schive – e le urgenze di una modernità che non transige, impone la propria implacabile terminologia, non ammette sgarri linguistici, altrimenti il computer di bordo non può garantire l’assoluta integrità dell’habitat.
Carlo Prandi